Il modello DNA-V

Il DNA-V è un modello per l’intervento psicologico in ambito educativo e clinico con adolescenti e giovani. Sviluppato da Louise Hayes e Joseph Ciarrochi, è un modello che affonda le sue radici nella scienza contestualista-funzionale e utilizza l’Acceptance and Commitment Therapy per trovare soluzioni ai problemi dei giovani di oggi, promuoverne la crescita e lo sviluppo anche in situazioni di difficoltà.
Il modello descrive tre classi funzionali di comportamento, alle quali facciamo riferimento utilizzando i termini metaforici di esploratore (D nella versione inglese Discoverer), osservatore (N-nella versione inglese Noticer) e consulente (A-nella versione inglese Advisor). Al centro del modello stanno i valori (V-nella versione inglese Values) che orientano gli altri comportamenti.
Il modello specifica come il comportamento è inoltre influenzato dal contesto, che include fattori ambientali attuali e storici. Altri processi avanzati che fanno parte del modello sono la visione che l’adolescente ha di sé e la visione del proprio mondo sociale.
DNA ha un significato metaforico che va oltre l’acronimo: serve a ricordare che siamo tutti fatti della stessa materia essenziale e che tutti i giovani sono in grado di esprimere il loro pieno potenziale, se viene dato loro il giusto sostegno. L’obiettivo ultimo dell’utilizzo delle competenze insegnate nel modello DNA-V è promuovere la flessibilità psicologica, oppure, utilizzando un termine più adatto ai giovani, la forza flessibile.
Il modello DNA-V offre un modo per superare la tendenza dei giovani a reagire alle esperienze interne (pensieri, emozioni, sensazioni, ricordi): insegna loro a notare l’ansia, la tristezza o la rabbia, permettendo loro di essere li dove sono, piuttosto che reagire contro di esse; insegna a non obbedire immediatamente ai pensieri che li limitano o isolano o li spingono a fare azioni di cui poi potrebbero pentirsi.
Il modello DNA-V è in grado poi di insegnare ai giovani a sperimentare nuovi comportamenti alternativi a quelli che stanno creando loro problemi attraverso processi di scoperta: il ragazzo viene incoraggiato a lasciare la propria stanza e entrare in contatto con il mondo fisico, a sperimentare cosa desidera coltivare nella vita e a scoprire come farlo efficacemente.
Il modello DNA-V insegna ai giovani a scegliere i comportamenti a partire dai valori piuttosto che da impulsi inutili o da circostanze immediate.

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I valori

L’obiettivo del DNA-V è quello di aiutare i giovani a sviluppare i valori e a vivere in modo vitale. I valori si trovano al centro del modello e possono essere pensati come una bussola che guida durante i periodi di dolore e di confusione.
I valori spesso emergono rispondendo a domande che si condensano attorno all’interrogativo “Per chi o per che cosa?”.Che cosa voglio che la mia vita rappresenti?Per chi o per che cosa sto imparando? Per chi o per che cosa sto affrontando queste sedute? Per chi o per che cosa affronto quello che la vita mi mette di fronte? A che cosa tengo di più in questo momento? Che tipo di persona voglio essere?
L’esploratore, l’osservatore e il consulente forniscono gli strumenti che permettono di impegnarsi in azioni legate ai valori.

Il consulente (A)

Il termine consulente è una metafora per descrivere come utilizziamo la nostra voce interiore o dialoghiamo con noi stessi per dare senso al passato, costruire credenze, valutarci e prevedere il futuro. Grazie al consulente non abbiamo bisogno di affidarci ogni volta a tentativi ed errori: possiamo semplicemente auto consigliarci utilizzando la nostra storia di apprendimento; rappresenta il potere del linguaggio e del pensiero, che a volte aiuta ad andare nella direzione scelta, a volte ostacola e confonde.
I giovani comprendono subito questa personificazione della voce interiore e tendono a far loro questo termine in modo semplice, dicendo cose come “Il mio consulente si è fatto vivo e mi rende ansioso” o “Il mio consulente ha passato un’ora intera a dirmi che sembravo grassa con quel vestito”. I giovani imparano a vedere il consulente semplicemente come una parte di loro e non come l’intero sé.

L’osservatore (N)

L’osservatore è un processo che permette al giovane di entrare in contatto con i sentimenti, il corpo e il mondo che lo circonda. Rappresenta le capacità di mindfulness, di essere presenti e notare quello che c’è.
L’osservatore è addetto al riconoscimento dei segni fisici che riflettono forti emozioni e forniscono un’informazione fondamentale su noi stessi e su come siamo nel mondo. In secondo luogo, l’osservatore è consapevole dell’esito delle nostre azioni; in assenza delle sue competenze, non potremmo sapere in che modo il nostro comportamento influenza gli altri. In terzo e ultimo luogo, l’osservatore è sintonizzato con il mondo esterno e con quello che ha da offrirci e ciò aiuta a entrare in contatto con persone, cose e luoghi e a mettere in luce potenziali ricompense presenti nell’ambiente.
Infine, a coloro che facilmente restano agganciati da pensieri difficili o da un consulente molto critico, l’osservatore fornisce un modo per ritornare in contatto con il mondo fisico e uscire dallo spazio del consulente.

L’esploratore (D)

L’esploratore fa riferimento a tutti quei comportamenti legati all’esplorare e sperimentare il mondo:
utilizziamo le sue competenze per ampliare il nostro repertorio comportamentale, provare nuove cose e valutare come funzionano, trovare e creare valori, e costruire punti di forza.
I giovani sono attratti dal rischio, dalle novità e dalla ricerca di sensazioni forti: comportamenti che sono essenziali per lo sviluppo, ma che in alcuni contesti possono essere rischiosi e non utili. L’obiettivo del lavoro sull’esploratore nel DNA-V non è limitare l’esplorazione dei giovani per paura che si facciano del male, ma piuttosto aiutarli a utilizzarla in modo funzionale e orientarla verso la costruzione di una vita significativa e piacevole.

 

DA : actforkids

 

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11 Maggio 2018

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